ASZ Magazine presenta: ASZ Insider#2

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Per questo nuovo episodio di ASZ Insider, stavolta la “penna” virtuale del nostro Insider Marco Berrè, tratterà di un argomento OLD SCHOOL ovvero la classe Turismo degli anni ’90, vi lasciamo di seguito l’articolo e vi auguriamo una buona lettura.

Il turismo negli anni ’90 fino all’invenzione di Marcello Lotti

Da buon nostalgico quale sono, non posso dimenticare gli anni d’oro del turismo anni ‘90; perché quelle vetture, quei campionati e quei piloti, hanno contribuito a svegliare in me e in molti altri, la passione per il motorsport. Le vetture partecipanti erano delle berline, quelle che oggi potremmo definire segmento D, c’era uniformità nei regolamenti tra i vari campionati nazionali, dal blasonatissimo campionato inglese turismo, che aveva le medesime regole del campionato francese, spagnolo, italiano e in parte anche del Dtm, dico in parte perché in quegli anni il Dtm aveva 2 categorie, e quella principale era una categoria a se stante, molto diversa, ma la entry level aveva il medesimo regolamento, di tutti gli altri campionati. Quindi un piccolo team poteva allestire la sua vettura e partecipare a molte gare del panorama europeo, farsi conoscere anche all’estero e non solo nei propri campionati nazionali, partecipando a gare dei vari campionati sparsi per ogni nazione o facendo la wild card nelle tappe di campionato europeo. Poiché c’era anche il campionato internazionale turismo fino ad arrivare alla creazione del Euro stc. Le stesse vetture che vedevamo circolare ogni giorno o che potevamo avere in garage, le ammiravamo adibite in versione corsaiola, a darsi sportellate la domenica e all’epoca ancora valeva la regola per le case: “vinci la domenica in pista e vendi il lunedì al concessionario”.

Di consegueza molti marchi erano impegnati, avevamo la Peugeot con la 405, la Renault Laguna, l’Opel Vectra presente anche con il marchio Vauxal in inghilterra, la Volvo V40, Nissan primera, Ford Mondeo, Audi a4, Alfa 155, Bmw serie 3, Honda Accord ecc.

C’erano differenze costruttive importanti, che scompaginavano di volta in volta i valori in campo, perché avevamo un Audi imprendibile sul bagnato con la sua trazione integrale, ma i valori si sovvertivano completamente in condizioni di asciutto dove poteva uscir fuori la Bmw con il suo ottimo handing e la trazione posteriore, oppure in alcune circostanze vedevamo protagoniste le vetture a trazione anteriore.

Naturalmente c’era la copertura televisiva, molti ricorderanno la fantastiche telecronache di Giovanni di Pillo su Tmc, famoso anche per essere il commentatore della Sbk.

E proprio la Sbk era la fonte di ispirazione di quei format, che era vista, come “alter ego motociclistico”, perché si parla sempre di un prodotto derivato dalla serie e in più con il medesimo regolamento in tutti i vari campionati sparsi per il mondo, ovvero: il bsb inglese, ama in america, all japanise sbk, tutti gli altri campionati nazionali e naturalmente il mondiale.

A far amare il turismo ai giovani ci hanno pensato anche i videogiochi o meglio chiamarli i primi simulatori, visto che la Codemaster nel 1997 aveva tirato fuori il mitico Toca Touring Car Racing, che ci ha intrattenuto in molti pomeriggi o sere, specialmente se si è nati nel decennio ’70 o ‘80.

I piloti che hanno reso celebre quel periodo sono sicuramente i vari Larini, Giovanardi, Jason Plato, Alain Menù, Peter Cox, Gabriele Tarquini, Karl Wendlinger e potemmo continuare all’infinito…

Dopo questo periodo d’oro, sono iniziati i periodi duri per il turismo, è arrivato il coinvolgimento diretto delle case, con l’inevitabile innalsamento dei costi, molti team clienti non potevano compertere con i reparti corse direttamente gestiti dalle case, ed ecco qua che dopo diversi anni questo ha aperto la strada all’iniziativa di Marcello Lotti. Quest’ultimo ha ben pensato di fare un passo indietro, creando un campionato “economico” senza un coinvolgimento diretto delle case e con uniformità di regolamento in tutto il mondo, infatti nel 2015 è nato il Tcr International seies, in concomitanza con l’adesione di varie associazioni (Aci, Adac ecc.) che davano vita ai campionati nazionali. Questa scommessa fu subito vincente a tal punto che anche nel mondiale turismo, si optò per utilizzare il format di Marcello Lotti dal 2018, infatti proprio da quella data il mondiale turismo è denominato Wtcr a posto del vecchio nome Wtcc. Questo format, secondo molti non ha il pathos del turismo degli anni ’90 per diversi motivi: innanzitutto negli ultimi 25 anni il prezzo delle auto è cresciuto sensibilmente, quindi per poter contenere i costi, queste gare non vengono fatte con delle berline come negli anni ’90, ma con delle “medio berline” ovvero le segmento C. Questo fattore fa si, che ci sia un monopolio della trazione anteriore, proprio perché di fatto non esiste una segmento C a trazione posteriore sul mercato, persino la Bmw (il marchio bavarese non ha una vettura omologata tcr) con la nuova serie uno, ha abbandonato la trazione posteriore, ma di certo il regolamento non impedirebbe alle rwd di partecipare, visto che per omologare una vettura, bisogna avere la trazione su un solo asse, quindi è impedito solo al trazione integrale di poter competere, ma non è vietato al posteriore.

Abbiamo molti marchi ad aver omologato la propria vettura overro: Audi, Alfa Romeo, Cupra, Fiat,Link & co, Honda, Hyundai, Mg, Kia, Lada, Opel, Renault, Peugeot, Volkswagen e Subaru.

I campionati tcr organizzati sono tantissimi: Wtcr, Tcr Europe Trophy, Tc america, Imsa Michelin Pilot Challenge, Tcr europe endurance series, dal 2021 anche il campionato sud americano, questi sono solo alcuni dei campionati internazionali, poi vanno aggiunti i tantissimi campionati nazionali.

Parlando del mondiale Tcr, abbiamo in calendario piste iconiche come il Nordschleife, Zolder se non ci fosse stato il covid a scompaaginare tutto, avremmo avuto anche Macau nel 2020.

Il livello dei piloti è abbastanza alto considerando che in questo 2020 abbiamo diversi piloti campioni del mondo o provenienti dalle formule, tipo: il 4 volte campione Yvan Muller, il 2 volte campione del mondo Gabriele Tarquini, poi a quota un modiale abbiamo Thed Bjork, Norbert Michelisz, il campione del tcr international 2017 Jean-Karl Vernay; più l’ex Jordan in f1 Tiago Monteiro, l’ex campione gp2 Luca Filippi, l’ex indy light Santiago Urrutia, senza dimenticare i velocissimi Esteban Guerrieri o il pilota Bmw gte Nicky Catsburg.

Le gare risultano molto spettacolari, piene di corpo a corpo e staccate a limite, dove non è impossibile vedere una delle ruote non toccare il terreno. Almeno su questo aspetto lo spettacolo possiamo definirlo a livello dell’epoca d’oro degli anni ’90.

Questa categoria seppur fatta con vetture da 350cv, e con auto a trazione anteriore, è l’esempio di un motorsport ancora genuino, dove c’è chi ha avuto il coraggio di fare “un passo indietro”, lasciando fuori gli interessi delle case a vantaggio dei piccoli team. Un motorsport fatto di passione, dove l’appassionato è stretto contatto con i piloti e dove non serveno dei budget faraonici per partecipare; un campionato dove il contatto tra vetture viene punito, ma senza inibire quella componente umana che è fatta di chiarimenti anche pittusto accesi, senza dover censurare qualcosa o preoccuparsi del politicaly correct, in poche parole, un motorsport più umano e meno elitario che molti nostalgici vorebbe rivedere più spesso. Concludo dicendo, bravo Marcello Lotti, hai vinto la tua scommessa.

Marco Berré