ASZ Insider#33: Recap Rolex 24H Daytona 2023

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GTP Vittoria per il Team Meyer – Shank grazie adu una perfetta Acura che fa “uno – due” alla prima, battendo la vettura gemella di Wayne Taylor Racing. LMP2 decisa sul fotofinish per sedici millesimi con James Allen (Proton Competion) che batte Ben Hanley (CrowdStrike Racing by APR) sotto la bandiera a scacchi. Heart of Racing (Aston Martin) e WeatherTech (Mercedes) hanno la meglio in GTD e GTD-Pro, mentre in LMP3 è AWA (Duqueine) a primeggiare.

Tom Blomqvist, Colin Braun, Hélio Castroneves e Simon Pagenaud vincono o possiamo dire dominanola 61esima edizione della 24 Ore di Daytona, regalando ad Acura il terzo trionfo di fila e a Meyer Shank Racing il secondo consecutivo. Una gara perfetta per il team, trascinato senza esitazioni dall’esuberanza di un Tom Blomqvist in forma strepitosa, perfetto in ogni circostanza, veloce e costante come nessuno in GTP.

La vittoria è arrivata in seguito ad un duro confronto prima con le Cadillac di Chip Ganassi e poi con l’Acura preparata da Wayne Taylor Racing, ritornata a pieni giri grazie alle ultime due Full Course Yellow nel finale, il tutto con la tensione dovuta da una scatola del cambio che ha perso olio per una buona parte di gara, fattore che ha obbligato i meccanici di MSR a rabboccarne in alcuni pit stop.

Acura ha realizzato una splendida quanto inattesa doppietta, confezionata grazie alla seconda posizione ottenuta da Wayne Taylor Racing, a due giri dal leader fino alle ultime tre ore, quando gli ingressi della pace car hanno permesso al team quattro volte vincitore a Daytona di recuperare i giri persi e, successivamente, attaccare le Cadillac.

Un secondo posto che sembrava utopia dopo i problemi tecnici venuti fuori a circa dodici ore dalla fine, ai quali si è aggiunta una penalità stop&go di sessanta secondi per aver effettuato delle riparazioni sulla piazzola. Filipe Albuquerque, Ricky Taylor, Louis Deletraz e Brendon Hartley non si sono dati per vinti e, con il supporto delle FCY, hanno sfruttato al massimo l’occasione, superando le Cadillac gestite da Ganassi Racing a meno di un’ora dalla bandiera a scacchi.

E proprio Cadillac assapora l’amarezza di una vittoria mancata per il terzo anno consecutivo, per di più in un’edizione in cui Sébastien Bourdais, Renger van der Zande e Scott Dixon hanno completato numerosi giri in testa alla corsa, alternandosi proprio con Meyer Shank Racing prima che quest’ultima squadra prendesse il sopravvento.

24 Ore tutta in salita per BMW, al ritorno nella top class dell’endurance a ventiquattro anni di distanza dalla V12 LMR. L’avventura di BMW in Florida, però, non è andata per il meglio, anzi, la M Hybrid V8 #25 di Connor De Phillippi, Nick Yelloly e Sheldon van der Linde non ha nemmeno completato la prima ora, fermandosi a pochi metri dall’ingresso della pit road per dei problemi alla MGU, ha chiuso la 24 ore al 48° posto assoluto.

Meno frustrante ma sempre difficile la corsa della #24, in gara con il trio Philipp Eng-Augusto Farfus-Marco Wittmann, sesti nella classifica finale con un distacco di quindici giri dal vincitore. Entrambi i prototipi sono stati guidati anche da Colton Herta, di passaggio tra la #24 e la #25 in una sorta di double duty.

Molto il lavoro da fare anche in casa Porsche, quattordicesima assoluta con la numero 7 (Matt Campbell, Felipe Nasr, Michael Christensen) e addirittura quarantaduesima con la #6 di Mathieu Jaminet, Nick Tandy e Dane Cameron. Entrambe le 963 LMDh sono state colpite duramente da un’inattesa carenza di affidabilità. Di certo non il risultato sperato per Porsche Penske, prima della Rolex24 in pista per un totale di trentasei mila km privi di grandi criticità.

In LMP2 ha mantenuto alta la tensione fino all’ultimo millimetro di pista, offrendo uno spettacolare fotofinish al calare della bandiera a scacchi. Gli ultimi giri sono stati all’insegna del duello tra le Oreca Crowdstrike by APR e Proton Competition, vetture separate sul traguardo da soli sedici millesimi. Alla fine l’ha spuntata Proton, trainata fino al gradino più alto del podio da un James Allen capace di fare la differenza nell’ultimo passaggio alla Le Mans chicane, curva in cui il pilota Proton ha recuperato parecchi metri a Ben Hanley (Crowdstrike APR) per poi beffarlo per un centesimo di secondo.

Grande festa in casa Proton, squadra in cui spuntano i nostri Gianmaria Bruni e Francesco Pizzi, vincitori nella classe LMP2 insieme al magnifico James Allen e Fred Poordad.  Ottimo podio per AF Corse, al terzo posto con la Oreca #88 pilotata da Nicklas Nielsen, Julien Canal, Matthieu Vaxiviere e François Perrodo, arrivati davanti a TDS Racing e Tower Motorsports.

Nelle categorie GT, dove la classe GTD ha prevalso nei confronti della GTD Pro, proprio come accaduto nelle qualifiche. Sul gradino più alto del podio della GTD è salito l’Heart of Racing team con l’Aston Martin numero 27, auto gestita perfettamente da Roman De Angelis, Marco Sorensen, Ian James e Darren Turner, la Vantage GT3 è così salita al comando e ha preceduto sul traguardo la Mercedes AMG GT3 di WeatherTech Racing, che ha festeggiato la vittoria nella categoria GTD Pro al termine di un intenso confronto con Corvette Racing (tornata in corsa nonostante una foratura ed un cambio non previsto dei freni posteriori) e la Lexus del team Vasser Sullivan, rispettivamente al secondo e terzo posto di classe. Per quanto concerne le nuove GT3 ad imporsi è la Huracan Evo2 GT3 di Iron Lynx (Jordan Pepper, Romain Grosjean, Mirko Bortolotti, Andrea Caldarelli), al quarto posto della GTD Pro con un ritardo di un giro rispetto alla terza casella. Non così bene l’esito in GTD: la squadra di Andrea Piccini non è andato oltre il dodicesimo posto di classe con la #19 mentre le Iron Dames hanno attraversato le pene dell’inferno, completando la 24 ore in diciottesima piazza, a più di cento giri di ritardo, un vero peccato per le quattro ragazze “terribili” e velocissime nel panorama Endurance.

Nella LMP3, categoria stranamente ordinata e combattuta nelle prime fasi di gara. La classica selezione non è mancata e persino team come Riley e Andretti hanno dovuto alzare la bandiera bianca, lasciando il palcoscenico della classe leggera alla Duqueine #17 del team AWA, sul gradino più alto del podio con Wayne Boyd, Nico Varrone, Thomas Merrill e Anthony Mantella, in vantaggio di ben dodici giri sulla Ligier di Sean Creech Motorsports, scattata dalla Pole.

Chiudiamo il RECAP di questa #24H di Daytona con un paio di riflessione su Ferrari e Porsche in categoria GT. Cetilar Racing e Risi Competizione hanno ritirato le rispettive 296 GT3 per dei danni al fondo provocati da alcuni contatti con altre vetture mentre AF Corse ha visto la propria auto parcheggiarsi fuori pista a tre quarti d’ora dalla fine per un incidente multiplo in curva tre.

L’unica 296 a vedere la bandiera a scacchi è stata la numero 023 di Triarsi Competizione, decima di classe GTD con il quartetto formato da Onofrio Triarsi, Charlie Scardina, Alessio Rovera e Andrea Bertolini.

Sinfonia simile per Porsche, ai nastri di partenza con l’aggiornata 911 (992) GT3. Si può dire almeno che al quartier-generale di Stoccarda di aver completato la corsa al quinto posto della GTD Pro con Pfaff Motorsports e al nono di GTD Pro con la 911 #16 di Wright Motorsports.

In USA precisamente a Sebring tra un mese circa si avrà la prima vera “lotta” tra LMH vs LMDh con la 6h di Sebring, primo appuntamento ufficiale del FIA WEC 2023!