ASZ Insider#122: FIA NATIONS CUP 2018

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I Giochi Olimpici, simbolo dello sport a livello globale, dove ogni paese al Mondo è in grado di portare a casa una medaglia d’oro, sfruttando le diverse discipline a loro disposizione. Dei 32 Sport in cui si sono cimentati i vari atleti in questo 2024, manca però una sezione dedicata al Motorsport, ed è da qui che parte la nostra storia, quella della FIA Nations Cup 2018.

VOGLIA DI RIVOLUZIONE

Il tutto ha inizio precisamente il 7 giugno 2018, a stagione inoltrata, quando l’SRO Motorsport Group, ovvero l’ente globale leader nel settore GT, conferma la Nations Cup, che si svolgerà dal 30 novembre al 1° dicembre sul tracciato del Bahrain, pista dove oramai il Mondiale di Formula 1 fa tappa fissa ogni stagione. Venne scelto il circuito asiatico per due ragioni: innanzitutto la somma ingente di denaro versata nelle casse di SRO, in secondo luogo la concomitanza con il Bahrain GT Festival, evento che dal lontano 2004 chiude la stagione a ruote coperte.

Furono tutti entusiasti dell’accordo raggiunto, a partire dall’allora Presidente FIA Jean Todt, che dichiarò di avere tra le mani una formula tanto inusuale, quanto rivoluzionaria. Il format presentato era molto semplice: ogni nazione doveva formare un Team composto da due piloti ciascuno, uno di classe Silver, uno di classe Bronze, per un equipaggio di categoria PRO/AM. Ogni Team doveva poi inviare una lettera di adesione alla Federazione Nazionale, prima di essere confermati, non oltre il 15 settembre, dalla FIA 

Iniziano ad arrivare le prime conferme: Australia, Francia, Germania, Russia e Thailandia sono le prime nazioni a partecipare ufficialmente all’edizione del 2018. La voce si sparge in giro, ed in pochi giorni l’entry list vede ben 18 equipaggi pronti a darsi battaglia per eleggere la “miglior nazione dell’anno”. Oltre ai cinque stati citati, tra gli iscritti troviamo anche Belgio, Italia, Giappone, Regno Unito, Danimarca e Malesia su tutte, per un totale di dieci partecipazioni provenienti dall’Europa, cinque dall’Asia e tre tra America ed Oceania.

Dei trentasei piloti, spiccano nomi di rilievo, come Charles Weerts per il Belgio, Matteo Cressoni per l’Italia, il neovincitore della 24 ore di Le Mans Nicklas Nielsen portabandiera danese, Ayhancan Guven per la Turchia e Nico Bastian a rappresentare la Germania. Ma l’equipaggio sotto gli occhi di tutti è quello svedese, non tanto per i piloti che saranno Victor Bouveng ed Alexander West, ma perché segneranno il debutto ufficiale della nuova McLaren 650S, gestita dal Team Garage59, squadra corse ufficiale GT3 della casa di Woking.

L’INIZIO DI UNA NUOVA ERA

Il format dell’evento è molto semplice: due sessioni di Prove Libere dalla durata di 80 minuti, susseguite da due Qualifiche da 20 minuti, prima di ben due Gare di qualifica dalla durata di 60 minuti ciascuna, a precedere la Main Race, la cui distanza è sempre di 60 minuti. Il tracciato del Bahrain abbraccia l’Argentina nella prima sessione di Libere. Sono infatti i sudamericani Ezequiel Perez Companc e Jose Manuel Balbiani, al volante della Lamborghini Huracan GT3, unica vettura della casa di Sant’Agata in pista, a piazzarsi in testa assieme al Team HB Racing. A mettere pressione agli argentini ci pensa la compagine transalpina formata dall’esperto Jean-Luc Beaubelique e Jim Pla, fresco vicecampione del Campionato francese GT4. Nella seconda sessione spiccano Turchia e Danimarca, seguite da una convincente Francia ed un sorprendente Messico, che con Martin Fuentes e Ricardo Perez de Lara, si issa al quarto posto. Sprofonda in nona piazza l’equipaggio argentino, mentre con la sesta posizione assoluta la McLaren degli svedesi sembra già ad un buon punto di partenza.

I piloti di classe Bronze prendono parte alla prima sessione di Qualifiche, dove la spunta il Belgio con Mike den Tandt al volante. Seconda piazza per la Gran Bretagna, seguita da Argentina e Turchia, che confermano la propria pericolosità. La prima asiatica nel Q1 è la Thailandia, in estrema difficoltà durante le libere ma che sembra aver trovato la giusta quadra. Bielorussia e Svezia occupano la sesta e settima posizione, davanti all’Italia, vittima di un testacoda con Piergiuseppe Perazzini nella parte centrale della sessione.

Le luci artificiali lungo i 5412 metri del Bahrain International Circuit illuminano ancora una volta l’Audi R8 ed il Belgio, che con il giovane Charles Weerts portano a casa entrambe le Pole Position delle Qualyfing Race. Nicklas Nielsen si issa secondo con la 488, precedendo Turchia e Francia. Quinta l’Italia di Matteo Cressoni, mentre è solo sesto il Regno Unito .

FUOCO ALLE POLVERI

La prima Qualyfing Race inizia subito con il botto. In seguito ad un giro di formazione supplementare, la vettura della squadra thailandese guidata da Piti Bhirombhakdi colpisce il retrotreno di Chris Buncombe in Curva-1. L’auto della compagine britannica finisce in testacoda, bloccando Svezia e Danimarca. Proprio la #16 di Johnny Laursen sarà costretta al ritiro per gli evidenti danni occorsi all’anteriore della sua Ferrari.

La Safety Car viene inevitabilmente chiamata in causa. Alle spalle della vettura di sicurezza, in prima posizione, c’è sempre il Belgio, seguito incredibilmente da Alex Au, rappresentante di Hong Kong. La Turchia occupa la terza piazza, a precedere Messico, Argentina e Thailandia, punita da lì a poco con un Drive Through per il contatto iniziale.

Mike den Tandt in testa riparte alla grande, staccando di molto il gruppo degli inseguitori. La seconda posizione di Hong Kong non dura molto, sopravanzata da Martin Fuentes e Salih Yoluc, al volante della vettura turca. Il Belgio scappa via, guadagnando un margine considerevole sugli avversari, ma la rimonta di Buncombe ha del miracoloso. Ripartito dalla sedicesima posizione, ha recuperato giro dopo giro, risalendo sino alla quarta posizione una volta aperta la finestra per il cambio pilota.

La squadra turca è la prima a fermarsi, bloccata da diversi passaggi alle spalle del Messico. Ayhancan Guven prende il volante della Mercedes gestita da Ram Racing, mentre si fermano anche Hong Kong ed Argentina. In corsia box accade l’impensabile: durante il cambio pilota la Lamborghini di Balbiani-Perez Companc ha uno scatto improvviso, fermando la propria corsa sul posteriore della Nissan GTR degli Hongkonghesi, fortunatamente senza troppe conseguenze per le vetture. Al termine della girandola dei cambi, il Belgio comanda saldamente, poi Turchia e Gran Bretagna lottano per la seconda posizione. Poco più dietro, anche la battaglia per la quarta piazza tra Germania, Italia e Francia regala spettacolo.

Nelle primissime posizioni rimane tutto pressoché invariato. Il Belgio vince e convince, grazie ad una coppia come Den Tandt-Weerts, future stelle delle corse a ruote coperte. Duo vincente anche quello turco, in grado di mantenere la seconda posizione, precedendo gli italiani Perazzini-Cressoni, con soprattutto quest’ultimo protagonista nelle fasi finali, dove ha saputo ricucire e superare al penultimo passaggio i britannici Buncombe-Froggatt. Rimane in corsa per un possibile bronzo anche la Francia, quinta sotto la bandiera a scacchi, davanti all’Argentina, costretta alla rimonta dopo i problemi riscontrati in Pit Lane.

La Russia batte i compagni di squadra tedeschi, entrambi a bordo della Ferrari 488 di Rinaldi Racing, precedendo Hong Kong ed una rivelazione come la Bielorussia. Sprofonda purtroppo nella seconda parte di Gara il Messico, solo quindicesimo al traguardo, complice uno Stint in salita da parte di Ricardo Perez de Lara, al suo secondo fine settimana di stagione.

IL BELGIO RINCORRE

Nella giornata di domenica sono in programma la seconda Gara di qualificazione e la Main Race, corsa dove verrà decretata la prima vincitrice della FIA GT Nations Cup. Come in occasione della prima manche di qualifica, il Belgio scatterà dal palo, con questa volta però il giovanissimo Charles Weerts al volante. Il diciassettenne, al debutto assoluto in una vettura GT, probabilmente intimorito dalla sua prima partenza lanciata, retrocede velocemente al via, concedendo anche molti metri in frenata. Nel tentativo di impostare senza danni, il belga viene colpito al posteriore dalla vettura russa, finendo in testacoda e ripartendo da fondo gruppo.

Durante il primo passaggio regna la frenesia. La Turchia conquista la testa della corsa, poi Danimarca e Francia inseguono. Anche Italia e Cina cercano di inserirsi nella lotta. Jim Pla sopravanza in Curva-9 il futuro vincitore della 24 ore di Le Mans Nicklas Nielsen, guadagnando la seconda piazza e cercando di acciuffare Guven al comando. Non ci si risparmia nemmeno nella zona centrale della classifica. Lo svedese Victor Bouveng finisce in testacoda in Curva-3 in seguito ad un contatto con la Lamborghini di Perez Companc, decisamente più veloce rispetto alla nuova McLaren 650S.

Scappano in quattro davanti, nell’ordine Guven, Pla, Nielsen e Cressoni, perde invece contatto con i battistrada il cinese Leo Ye. Weerts, in rimonta “alla Buncombe”, si ritrova dodicesimo a metà Stint. Quando scocca il ventiseiesimo minuto di Gara, può cominciare il valzer dei Pit Stop. Turchia e Francia comandano quasi in solitaria, seguiti a debita distanza dalle Ferrari di Nielsen e Cressoni. Perde ritmo nel corso della sua fetta di Gara Ye, sopravanzato da Germania ed Argentina, attaccato da Russia e Gran Bretagna. Decimo, anche se distante, Weerts.

Come prevedibile, rompono il ghiaccio i britannici. Froggatt lascia spazio a Buncombe al volante della 488 di AF Corse. Rientrano anche Bielorussia e Messico, autori fino a questo momento di una Gara positiva. A metà Gara esatta rientra anche il Belgio. Weerts scende, Den Tandt entra, per una seconda parte full attack. Una tornata più tardi, Nielsen lascia strada libera a Cressoni, minaccioso da un paio di giri. Appena uscito dai box, foratura per il Belgio e Den Tandt, costretto a farsi un intero giro con la posteriore destra afflosciata.

Yoluc, subentrato a Guven, tiene dietro Beaubelique all’uscita dalla corsia box. Terza posizione occupata dalla Germania. I detriti lasciati dalla gomma di Den Tandt sono troppi, e la Direzione Gara è costretta a chiamare in causa la Safety Car per ripulire la pista, quando di minuti ne mancano diciassette.

Dieci minuti alla seconda bandiera a scacchi, Yoluc riparte, e lo fa in maniera esemplare, guadagnando subito un secondo di vantaggio su Beaubelique, ostacolato dalla vettura giapponese doppiata davanti a sé. La Mercedes francese compie qualche centinaio di metri in seconda posizione, prima di finire in testacoda in maniera autonoma e scivolare nelle ultime piazze. Stessa sorte capita anche all’Italia, con Perazzini che è costretto a parcheggiare la propria 488 a bordo pista. Questi avvenimenti spianano la strada alla squadra turca, implacabile in queste Qualyfing Race. Con la vittoria di Gara-2, Guven-Yoluc conquistano anche la partenza dal palo per quanto riguarda la Main Race.

Altra piccola rimonta da parte di Buncombe, il quale porta la Gran Bretagna al secondo posto. Al contrario della prima Gara di qualifica, in questa seconda è la Germania a beffare sotto la bandiera a scacchi la Russia, terza e quarta rispettivamente. Solida la prestazione della Lambo argentina, a precedere la coppia che non ti aspetti formata da Messico ed Hong Kong, in luce anche nel primo Stint della giornata di sabato. Scivola ottava la Danimarca, davanti a Thailandia ed alla coppia padre-figlio bielorussa, oramai abbonata alla decima piazza. Quattordicesima chiude la Francia, due piazze davanti al Belgio e quattro in meno rispetto all’Italia.

I 60 MINUTI DECISIVI

Un’ora, poco più, dividono gli equipaggi dalla corona di miglior nazione 2018. La notte si avvicina, e le luci artificiali del tracciato asiatico si accendono, rendendo l’atmosfera ancor più affascinante. Dai risultati delle due Gare di qualificazione, Turchia e Gran Bretagna si issano in prima fila, davanti ad Argentina e Germania. In sesta posizione, davanti alla Francia, si ritrova il Belgio, nona è l’Italia.

I secondi iniziano a decrescere, è ufficialmente iniziata la Gara. Se nelle manche di qualifica c’erano stati alcuni contatti, è nulla se confrontato a quanto è accaduto nelle prime fasi della Main Race. Il Belgio viene sfiorato dalla vettura russa nel rettilineo principale. Den Tandt diventa passeggero della sua Audi R8, attraversando la pista senza conseguenze, ma insabbiandosi all’uscita di Curva-1, non riuscendo più a ripartire. Le toccate non finiscono qui, poiché escono di scena anche Australia, Bielorussia, Svezia e Germania. Se le prime tre sono tutte state coinvolte in contatti alla prima curva, lo stesso non vale per Alexander Mattschull. Il tedesco tenta un attacco scellerato nei confronti della Lamborghini di Balbiani, danneggiando la sospensione anteriore sinistra e ritirandosi. Le sfortune per gli argentini continuano qualche metro più avanti, quando la Mercedes della squadra francese tocca la vettura #18, che finisce in testacoda. Safety Car in pista ed animi che si placano.

I primi quindici minuti scorrono velocemente alle spalle della vettura di sicurezza, prima che la Gara riparta. Yoluc si destreggia bene al restart, mantenendo, seppur a fatica, la prima posizione nei confronti di un arrembante Froggatt, secondo con la vettura britannica. La Russia è terza, con alle spalle Hong Kong, Cina e Thailandia.

Froggatt non vuole studiare l’avversario, e rompe gli indugi al tornantino di Curva-7. Sotto shock, Yoluc cede la seconda posizione al russo Renat Salikhov, autore di un sorpasso pulito e dal coefficiente molto alto. La vettura britannica imprime un ritmo insostenibile, lasciando la lotta per la seconda posizione a Russia, Turchia ed Hong Kong, oramai nemmeno una sorpresa. A trentacinque minuti dalla bandiera a scacchi si apre la finestra per la sosta obbligatoria, che vede Cina ed Italia, finita in testacoda per colpa della Thailandia appena dopo la ripartenza, approfittarne per rientrare.

Il giro successivo, dentro Russia e Turchia, seguiti dalla Danimarca, che con al volante Nielsen potrebbe essere un avversario pericoloso. Hong Kong si fa beffare proprio dal danese all’uscita dai box, occupando la quinta posizione virtuale. Torna in pista in seguito alla sosta anche la Gran Bretagna di Chris Buncombe, seguita, molto distante, dalla Turchia, che con Guven è riuscita a sopravanzare il russo Denis Bulatov in Curva-4, accodatosi in seguito anche al superlativo Nicklas Nielsen.

CI PENSA GUVEN

Sono otto i secondi che separano Buncombe da Guven a venticinque minuti dalla bandiera a scacchi. Sembra fatta per la Gran Bretagna, ma nessuno ha fatto i conti con l’astro nascente turco dell’automobilismo a ruote coperte. Ayhancan infatti, a testa bassa e senza guardare in faccia nessuno inizia un forcing per ricucire su Buncombe. Giro dopo giro, il vantaggio del britannico diminuisce, fino a toccare lo zero a dieci minuti dalla fine. In meno di quindici giri d’orologio, Guven ha recuperato oltre otto secondi di svantaggio, potendo ancora contare su qualche tornata di studio per tentare l’affondo decisivo.

E l’attacco arriva, dove meno te lo aspetti, in Curva-12, dove solitamente non si passa, se non con una sola vettura. Eppure, il turco, in giornata di grazia, riesce a chiudere il sorpasso, allungando su Buncombe e portando a casa il successo assieme al compagno ed amico Salih Yoluc, autore anch’esso di una bella prima parte di Gara. I fuochi d’artificio accompagnano all’arrivo la Mercedes rossa numero 34, probabilmente poco pronosticabile, ma che dalle prime prove libere si è dimostrata estremamente rapida.

La seconda posizione, la medaglia d’argento, a malincuore, va ai britannici Froggatt-Buncombe, che hanno anche dovuto difendere la piazza d’onore dagli attacchi di Nicklas Nielsen, terzo al traguardo assieme a Johnny Laursen. Considerando l’avvio della prima Gara di qualifica, anche la terza posizione della Danimarca ha del miracoloso.

Quarta è la Russia, davanti ad una Cina che ha indovinato la Gara giusta per piazzarsi davanti. L’Italia è sesta, a precedere il trio asiatico Hong Kong-Malesia-Thailandia. In decima posizione, ultimo degli equipaggi a pieni giri, l’Argentina, penalizzata con un Drive Through nelle fasi finali per un sorpasso non regolare nei confronti della GTR di Hong Kong. Fanalini di coda Giappone e Messico.

La storia è stata scritta, la prima nazione motoristica ad issarsi sul tetto del Mondo è la Turchia, con grande merito aggiungo.

Scritto da Roberto Carli in collaborazione con GT Italia.

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